mercoledì 28 marzo 2012

Eppure è così.

Non mi piace scegliere, non lo faccio con disinvoltura. Comprare un vestito in un negozio, una borsa, anche solo uno smalto, decidere cosa indossare per la sera, dove andare, richiede una riunione di condominio tra tutti i neuroni del mio povero encefalo. Dopo tante elucubrazioni mentali, scelgo. Quando ho scelto, ho scelto. Niente ripensamenti, niente dietrofront. E' fatta, mi dico. Mi fido del mio senso critico e del mio potere decisionale. Questo vale per tutto, tranne che per LUI. Con LUI le cose non vanno così. Dico una cosa e ne faccio un'altra. Penso di aver preso una decisione definitiva, di aver messo finalmente un punto, e mi ritrovo a sorridere e avere perdonato tutto. LUI  che è un lunatico, una lucetta intermittente che un attimo c'è, e il secondo dopo si spegne, con me ha sempre una seconda opportunità. LUI che senza un apparente motivo, un giorno è il ragazzo ideale (quello da portare all'altare, costruirci una casa con la staccionata, da farci quattro figli) e  il giorno dopo è il classico S*****O (non chiama, non ti cerca, sparisce e di cui farei francamente a meno). Io mi appiglio al giorno buono, alle promesse. Spero, continuo a sperare. Perchè mi toglie il fiato anche solo tenergli la mano, proprio come quando avevo cinque anni e andavo all'asilo. Perchè mi basta un suo sguardo per capire che non posso fare a meno dei suoi sorrisi, delle sue espressioni buffe e del modo in cui mi fa ridere. Perchè non posso non avere più i suoi baci, quelli distratti e veloci, quelli dolci, quelli belli da raccontare, quelli romantici, quelli che precedono qualcosa e quelli che seguono qualcosa. Ecco perchè ho tanta difficoltà a lasciarlo andare, perchè tutte le mie lacrime non riescono ancora a pesare quanto un minuto passato insieme a LUI.

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