mercoledì 13 aprile 2016

Waiting for.

Ecco. Non so neanche da quanti mesi non scrivo più.
Le parole sono diventate nemiche, piuttosto che lasciarmi coccolare da loro come ho sempre fatto,  ho finito per allontanarmi da loro e da me.
Non sarà perché mi ricordavo costantemente di non saper dare una svolta alla mia vita sempre tutta troppo uguale??
Non è cambiato molto.
Sebbene sia passato del tempo. 
Ho cambiato telefono, 
vestiti nell'armadio, 
crema per il corpo, 
profumo, 
smalto, 
taglio di capelli.
Continuo a ripetermi che devo provarci davvero.
Lo faccio davvero.
Sembra che tutti i miei sforzi siano inutili, 
inutili le energie,
inutili i sorrisi, 
inutili le speranze.
Mi sembra di aver girato tanto e di essere tornata al punto di partenza, 
ma forse ora non ho né la voglia, né la forza di ripartire. 
Aspetto che il vento cambi, che si plachi o che porti via le nuvole, che torni a splendere il sole nel mio cielo.
Si accettano consigli o in alternativa un ventilatore/pala eolica per soffiare via la tristezza.

domenica 17 gennaio 2016

Inserire nuova password.

Come può mancarti una persona che non hai mai avuto?
Come posso sentire la mancanza delle parole non dette e dei baci mai ricevuti? 
Forse sento l'assenza di un'idea che avevo costruito, dell'immagine che avevo creato dentro di me. 
È stata un'ottima illusione, talmente simile alla realtà da sembrare vera, da sentirsi autentica. 
Come autentica e vera è l'assenza che avverto.

Forse amici lo siamo stati davvero. Metto il forse all'inizio della frase, perché forse ho calibrato tutto male dall'inizio.

Ci siamo sempre capiti al primo sguardo. Senza nemmeno bisogno di una parola. Ma nonostante questo Ci piaceva parlare, soprattutto discutere, molto di più litigare. Sentivo l'energia a mille e la potenza di mille uomini mentre gli urlavo contro le mie ragioni, e  lui sembrava un cane furioso mentre urlava le sue. Strillavamo forte e poi ridevamo tanto, sentendoci ridicoli. Sapendo che non potevamo comportarci così, perché noi eravamo solo amici. Le pause di un quarto d'ora si travestivano spesso in interi pomeriggi. E il tempo non sembrava mai essere stanco di noi. Le telefonate erano interminabili. I messaggi iniziavano la mattina e con una scusa o con l'altra, finivano la sera. Il fatto che io contassi qualcosa per lui si vedeva dai suoi abbracci, dal modo in cui  si assicurava che non prendessi freddo, dal modo in cui mi puliva il naso che sporcavo puntualmente con il bordo della tazzina del caffè. Ho passato il mio esame impossibile grazie a lui che mi ha spiegato gli esercizi che fino ad allora non avevo mai capito. Mi sono ubriacata la prima volta quando c'era lui, e lui mi ha ripulito la faccia quando il rum ha preso la strada del naso, perché era troppo forte e troppo amaro e non sapevo mandarlo giù. 
Abbiamo condiviso la gioia, l'attesa e l'ansia degli esami che uno dopo l'altro facevano da sfondo ai giorni che passavano. Non posso credere di aver inventato tutto questo. 
.
Giorni, mesi, anni.
Ho evidentemente filtrato questi episodi con i miei occhi innamorati, ed evidentemente lui ha sempre visto in me solo un porto sicuro. Sono stata solo un abile meccanico pronto a rimpinzare il suo ego insicuro di tutte le mie stupide e insensate attenzioni.
Stupido tu, cretina io. 

Come si fa a cambiare la combinazione del cuore? 
Voglio un altro al tuo posto, adesso. Subito. Anche da domani. Ti prego, vattene. Vattene via.


giovedì 14 gennaio 2016

Duemilasedici: S. 3.0



La cena con gli amici di corso non mi ha fatto bene.
Averlo rivisto, non mi ha fatto bene. 
Sapere che se bevo un po' divento molesta e il mio pensiero è sempre lui, non mi ha fatto bene. 
La sera in cui ci siamo rivisti, ho evitato di pormi troppe domande e ho sperato che gli eventi mi portassero Altrove.
Ho sperato con tutte le mie forze che le circostanze potessero essere quelle giuste, Lui quello giusto, io quella giusta e una volta, una soltanto, io potessi scrivere la parola fine alle mie fantasie. 
Ho sperato di  trasformare con il tocco di una bacchetta magica, al sapore troppo alcolico, la fantasia in realtà. 
- Devo uscire, ho bisogno di un po' d'aria. 
Mi guarda, lo guardo. 
- "Andiamo scema". 
Urla dall'altro lato della stanza, si avvicina e mi aiuta a far salire la zip ribelle del mio cappotto.
L'aria fresca della notte mi tira uno schiaffo in pieno volto.

Mi guarda, lo guardo.








"Brr" - mi esce, senza pensare. Un po' per rompere il silenzio, un po' perché non sapevo cosa dire.
Lui si avvicina, mi guarda. Alza il cappuccio del mio piumino con entrambe le mani e mi avvicina. 
- "copriti."
Gli avrei voluto dire: coprimi tu, abbracciami tu. Così non sentirò freddo, non sentirò niente se non la felicità. 
Mi è uscito solo un mezzo sorriso. 
L'ho abbracciato e con la testa mi sono fatta spazio sotto la sua spalla.
Si stacca. Mi alza il mento.
"Respira forte, prendi aria altrimenti non ti passa, io rientro".
Non dico niente mi siedo sulle scale. Rimango così per un tempo imprecisato. 
Respiro forte, pensando che mi passerà. Non la sbronza, ma Lui. 




Mi ha scritto in un messaggio, nel bel mezzo di una conversazione che non aveva nè capo nè coda, che devo rivedere le mie priorità. 
Io ho capito cosa intendesse, ma da quel giorno non gli rispondo più.
Ho capito che dovevo andare via da Lui e non tornare mai più. 
Devo uscire dalla sua vita, e Lui dalla mia. 
Ho accettato il fatto che Lui non mi voglia e che probabilmente non abbia mai voluto.
Ho accettato che nella vita bisogna rinunciare a quello che pensiamo di volere e accettare che tante cose non possiamo cambiarle. 
Ho imparato che non possiamo scappare da questa vita, perché abbiamo solo questa. 
L'unica cosa su cui abbiamo potere è il modo in cui affrontarla.

Via il vecchio, avanti il nuovo.
Benvenuto 2016.
Io ricomincio da oggi, dal mio nuovo taglio di capelli. 
Benvenuta nuova me.

giovedì 19 novembre 2015

Questione di accenti

Cadere ogni volta negli stessi schemi.
Ritrovarsi intrappolata nelle stesse reti. Sono un ragno maldestro che rimane incastrato nelle ragnatele di sogni e immaginazione che mi costruisco. Tutto quello che vedo, lo vedo solo io. Tutto quello che sento, lo sento solo io. 
E tu, tu che continui a coccolarmi ma a non volermi davvero. 
Tu, che continui a scrivermi ma solo quando vuoi, a chiamarmi solo quando ti senti troppo solo. 
Per te sono un' àncora, alla quale aggrapparti o un' ancóra al quale agganciarmi e trascinarmi.
Mi andava bene tutto, perché pensavo volessi tempo, spazio e la voglia di riprenderti da una storia che ti aveva stravolto. Ma ti ho sopravvalutato, sei uguale a tutti gli altri. Sei peggio, perché sembri allegro, buono. Invece non sei niente di tutto questo.
La tua bontà è mancanza di carattere, la tua allegria è solo paura della solitudine. 
Preferisci relazioni parallele senza importanza che ti risollevino l'ego ferito, piuttosto che cercare di costruire qualcosa di vero. 
Pensavo fossi diverso, ho sbagliato, ancóra.

lunedì 24 agosto 2015

Rivoluzione.

L'ho fatto, in un gesto repentino e veloce che però nascondeva giorni di logorii mentali. Ho preso finalmente una decisione di cui vado fierissima: ho disattivato il mio account facebook.
Stanca, per il modo in cui controllava il mio stato d'animo. 
Esausta nel dover leggere l'ennesima idiozia dell'ultimo arrivato che crede di possedere la verità assoluta. 
Esasperata dalla cretinetta che cambia ogni 15 minuti la sua foto profilo, o mi intasa la home con foto sempre più sexy. 
Allucinata da chi deve ostentare la propria felicità.
Incazzata con chi crede che la propria vita non esista se non condivisa pubblicamente. 

Non esiste un pensiero, se non condiviso.
Non esiste un tramonto, se non possono vederlo anche gli altri. 
Non esiste un momento, una gioia se gli "amici" non possono approvarlo con un LIKE.

Io vivo, A prescindere da quante persone possa piacere la mia foto. 
Io esisto, A prescindere da quanti possano approvare quello che scrivo. 
A prescindere da tutto, quelli che mi vogliono bene sanno perfettamente come cercarmi e dove trovarmi e questo mi basta.





venerdì 17 luglio 2015

Zero cosa?

È arrivato il caldo.
Al tempo delle superiori voleva dire una cosa sola: libertà. Nel più vero ed esteso senso del termine. Testa leggera come i vestiti. 
Nessuna zavorra. 
Zero complicazioni. 
Le foto di quel periodo, mi ritraggono in vacanza.
Mare.
Un sorriso bello, pulito, sincero.
I capelli liberi di giocare con il vento, per farsi asciugare. 
Distesa a leggere un libro aspettando che le nuvole andassero via e tornasse il sole.


Oggi, c'è il sole. Ma io sto a casa. 
Il mare non l'ho visto neanche per sbaglio. 
La sessione quest'anno è andata male e finiró di studiare il 30 Luglio. 
Voglio tornare a quel Luglio.
Di questo, non saprei cosa raccontare a parte una scrivania e un libro.
Zero leggerezza.

lunedì 29 giugno 2015

Empatia

Ho trascorso la giornata ricaricando il sito dell'università. 
Sperando di trovare quell'avviso. 
Sperando di leggere la sua matricola. 
Il cuore scalpitava. 
L'ho chiamato: - prendi appuntamento, hai passato l'esame. 
- Allora, Funziona.
(Funzioniamo ancora.)