sabato 23 maggio 2015

Un caffè senza zucchero.

Sono quattro mesi che non scrivo.
Ho pensato tante volte di aprire il computer e di raccontare,raccontarmi.
Ma quando riordinavo i pensieri, non avevo il tempo di trasferirli sulla tastiera.
Quando invece avevo del tempo libero, mi veniva a mancare il giusto ordine mentale.
Così sono trascorsi 27+28+31+30+23 giorni 
(non so fare l'addizione, d'altronde ho ancora bisogno di sillabare la filastrocca "trenta-giorni-a-novembre-con-aprile-giugno-e-settembre-di-ventotto-ce-n'è-uno-tutti-gli-altri-ne-han-trentuno" per capire di quanti giorni sia composto un mese).

Poche cose sono cambiate in questo periodo
Posso ancora ritenermi fortunata. Così direbbero in tanti. 
Dovrei ritenermi soddisfatta e fortunata per la vita che conduco. 

Eppure un senso di insoddisfazione e irrequietezza ristagna nelle mie giornate.
Non è pesante, tale da non poterlo sollevare.
Non è leggero, così da poter essere soffiato via.
Ha un aspetto simile alla colla. 
Somiglia alla consistenza dello zucchero sul fondo della tazzina di caffè, che se girato con la dovuta attenzione, quando il caffè è bollente, si scioglie.
Ma quando lo zucchero è rimasto sul fondo, sarà difficile da staccare anche dalla tazzina.

Se la giornata è stata un caffè bollente, allora potrò vivere sogni e sonni tranquilli. 
Al contrario, mi ritroverò a fare i conti con la tazzina da scrostare. 

Ieri è stata una giornata da caffè freddo.
Ieri ho litigato con P.
E' bastato per non saper sciogliere lo zucchero. 
Lui mi fa arrabbiare in modi che solo lui conosce, tocca i miei nervi scoperti. Accartoccia le buone maniere, apre la bocca e parla. Sempre. 
Litighiamo e io me ne vado. Sempre
Mi richiama, fino a che non torno. Sempre.
Mi abbraccia, lo abbraccio. 
Pace.
Fino alla prossima.

Siamo solo amici, continuo a ripetere.