Ore: 8 e 15. Biblioteca.
Compilo l'ingresso e mi siedo al mio tavolo preferito.
La sala è vuota.
Apro i libri.
Il telefono squilla.
Mi affretto a silenziarlo.
Sei tu: P.
Non so quanto tempo sia passato dall'ultima volta che mi hai scritto.
-ricordati il libro
-già fatto. Sto in biblioteca.
-prendimi il posto, sto partendo.
-ok.
-sei sola?
-si
-caffè?
-ok
Arrivi. Mi sorridi con gli occhi.
Mi alzo. Andiamo.
Cornetto e cappuccino.
Ti prendi cura di me come fossi una bambina.
Mi prendi in giro e mi coccoli come se fossi una creatura fragile e delicata.
E io, da te mi lascerei cullare davvero. Nel tuo abbraccio dormirei i sogni migliori.
E poi sei bello davvero per me, anche se tu non riesci a vederti, Ti vedo io: Perché tu mi capisci con uno sguardo, mi fai ridere con una parola, mi sciogli con un sorriso.
Io è un anno che aspetto te, illudendomi che le parole, le attenzioni, i gesti vogliano dire di più.
Mi fai ingelosire e mi provochi sapendo che cadrò nella trappola del cacciatore, ma se sto attenta e la evito, tu ti arrabbi perché così non possiamo litigare.
Ci piace litigare.
Mi piace litigare con te, discutere e sapere che siamo diversi in tante cose, ma nonostante questo non smetto di volerti bene.
Mi piacerebbe smettere.
Ma continuo a lasciare il mio cuore in attesa di te, sebbene sappia che Tu non arriverai mai.
Dovrei abbassare la cornetta e lasciare la linea libera, altrimenti non potrà chiamarmi nessun altro.