domenica 28 giugno 2015

Vicinanze lontane.

Ieri. Ingresso della facoltà. 
Mentre chiacchieravo distrattamente il mio sguardo si è posato su qualcosa in lontananza. 
Prima che potessi rendermene conto, il cuore ha saltato un battito. 
L'ho riconosciuto. Era lui. 
Ci siamo guardati. 
Ho spostato l'attenzione sulla ragazza che gli stava accanto, una 
mia amica. 
Ho sorriso meccanicamente. 
Gli sono andata incontro. 
Ho abbracciato lei. Ho guardato lui. 
Mi ha abbracciato prima con lo sguardo, poi davvero. 
Ero felice di rivederlo. Mi ha stretto in una presa d'acciaio, quasi non volesse lasciarmi andare. 

Abbiamo scambiato chiacchiere di circostanza, discorsi sull'ovvio che se avessi potuto, avrei evitato di fare.
Sembravamo entrambi sul punto di voler scappare, eppure qualcosa ci teneva inchiodati al cemento. Posizioni scomode.
Ho finto una fretta che non avevo, per andare via.
Ero di fronte a lui, ma c'erano almeno mille chilometri tra noi.
Era troppo. 


Dopo un paio d'ore, l'ho raggiunto. 
Sedeva al tavolo con i nostri compagni di corso, a parlare dell'esame che avrebbero dovuto affrontare da lì a mezz'ora.
Volevo fargli sapere che nonostante tutto, tifavo per lui.
Ho preso la penna, e gli ho chiesto di cedermi il polso, Come sempre prima dell'esame.
io gli ho scritto la parola portafortuna, tra le vene e i braccialetti, come sempre prima dell'esame.
- Fatto. Gli dico. - Adesso andrà bene.
Stavo andando via, mi ferma la mano: - Se funziona pure questa volta, mi farò il tatuaggio.

Gli ho sorriso: -Aspettiamo i risultati. Prima di prendere appuntamento. 
Mi ha sorriso: - Ciao. 

In quel momento, non c'erano chilometri tra di noi. Eravamo vicini, di nuovo. Per un attimo.

2 commenti:

  1. ma siamo sicuri che sia proprio finita e non si possa far nulla?

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    1. Da parte mia non credo finirà mai. Lui, dal canto suo, penso abbia già preso una posizione. Forse abbiamo solo bisogno di un po' di tempo per stare lontani.

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