domenica 23 dicembre 2012

Tutto è bene quel che finisce bene.

Una serata a dir poco esilarante!
Esco con mia cugina che si scorda di dirmi che un suo amico ci avrebbe fatto compagnia per tutta la sera.
All'inizio mi infastidisco, non mi piacciono le cose decise all'ultimo momento, non mi piace sentirmi di troppo. Lo vedo: è carino.
Decido che mi va di restare.
Alto, occhi azzurri che ridono allegri assecondando un sorriso perfetto da pubblicità del dentifricio.
Decido che voglio restare.
Ci presentiamo, parliamo del più e del meno, e mi accorgo che più parlo più siamo in sintonia.
E' un ragazzo semplice, allegro e simpatico, divertente ed educato.
Mia cugina interviene ogni tanto, ma in pratica parliamo solo noi. Monopolizziamo il discorso.
Mi rendo conto che non è affatto male stare di nuovo bene.
Mi fa ridere, mi fa un sacco di complimenti. FANTASTICO:
Certo è presto per la favola, mi dico. 
Ma in realtà sto già pensando come raccontare la stranezza del nostro primo incontro e della nostra magica sintonia, ci immagino al nostro primo appuntamento, in vacanza insieme, alla cena di fidanzamento, al matrimonio e il mio vestito bianco, seduti davanti al caminetto la sera di Natale circondati da tutti i nipotini.
Lui: "Sei una persona veramente fantastica"
Io: Sorrido imbarazzate "esagerato"
Lui: "Peccato che io abbia un altro orientamento sessuale".
Io a quel punto non riuscivo a parlare, a capire, non perchè ci sia qualcosa di strano ma semplicemente perchè avevo ancora una volta immaginato tutto.
Maledetta fantasia.
Va bene così: LUI E' GAY e IO SONO SFIGATA.


venerdì 21 dicembre 2012

(S)Comode dipendenze.

Ho un problema: quando si tratta di libri non sono una persona normale.
Non sono una  che legge dopo cena, che legge per distrarsi, che legge dieci, al massimo quindici pagine per riordinare i  suoi pensieri prima di andare a dormire, non sono una che legge per passatempo o per ingannare il tempo.
Io sono una tossica di libri, la lettura per me è una droga.
Ho un problema: non so smettere. 
Se inizio un libro la mia missione è finirlo.
Non importa se per farlo sacrifico il sonno, la fame, lo studio.
(per questo evito di leggere mentre sto preparando un esame, perchè finirei per smettere di studiare, sceglierei sempre e comunque il libro sbagliato)
Ingurgito pagine su pagine, parole che dentro di me e mi fanno sentire bene, meglio.
E' come se analizzassi i miei pensieri da un altro punto di vista.
Sottolineo le frasi più importanti con la mente come se quelle fossero le parole di un'amica pronta a darmi consigli.
Io voglio imparare, voglio andare avanti e vedere come va a finire. 
Devo sapere se può esistere un lieto fine, così forse penso che ci sarà anche per me.
Mi perdo in quel mondo senza troppe domande, perdendo la concezione del tempo e dello spazio.
Un po' mi dispiace quando giro la pagina e mi accorgo che è l'ultima.
Mi resta un po' d'amaro in bocca perchè è già finito.
Allora, vado alla ricerca delle frasi più belle e le rileggo così tanto per non abbandonarlo subito nella libreria, per coccolarlo e coccolarmi ancora un po'.
Mi dispiace ma non mi dispiace, sono una libro-dipendente e mi piace.

venerdì 14 dicembre 2012

Come il cane di Pavlov.

Resuscitata da quel mondo fantastico chiamato "letto e piumone", mi aggiro per casa ancora come uno zombie. La giornata è triste e uggiosa, anzi piove proprio tanto, anzi tantissimo, diciamo che c'è il diluvio universale, che l'arca di Noè sta passando a prendermi, che se oggi pomeriggio ho in mente di uscire dovrò prendere il gommone, oppure mettermi il costume da bagno ed andare a nuoto.
Insomma piove. Io odio la pioggia. 
Vuoi mettere la poesia della neve con la stupida pioggia?
Lo scendere lento e cadenzato, i fiocchi bianchi, il freddo frizzante, una passeggiata tra le strade che sembrano cambiare forma e colore, tutto sembra magico, paesaggi surreali e da favola, non può avere paragone con un temporale. La pioggia che bagna, che allaga, che intristisce, non sopporto le macchine che passano veloci e ti schizzano e ti inzuppano i vestiti, non sopporto l'ombrello e il fatto che quando lo richiudo per salire in macchina, non so perchè, mi faccio la doccia, non sopporto i tergicristalli della macchina che fanno su e giù e sembrano tenere il tempo come un metronomo.
Tutti gli eventi più brutti della mia vita sono collegati ad un temporale, in tutti i miei momenti tristi c'era la pioggia. Forse è per questo che, per un riflesso condizionato, quando piove divento triste.
La pioggia mi mette agitazione è frenetica, frettolosa, irritante.
Voglio una bella giornata di sole, che scalda, che mi illumina.
Voglio la neve, voglio la calma.



martedì 11 dicembre 2012

Non so se ha senso, ma lo scrivo lo stesso.

Oggi non sto troppo bene, mi sento debole e malaticcia, ho un po' di febbre, un po' di mal di gola.
Niente di grave ma è abbastanza per rimanere un po' a letto tra il piumone pesante e la televisione che ti fa da ninna nanna.
Non ho orari, mi sveglio e mi riaddormento, bevo un po' di thè e qualche biscotto, non ho modo di fare ragionamenti complicati, di perdermi in pensieri profondi perchè non mi va.
Posso dire non mi va perchè sto male.
Seguo distrattamente tutti i programmi tv che mi piacciono tanto ma che non ho mai tempo di seguire, non sono obbligata ad uscire, a vestirmi, sono una piccola ameba casalinga che alberga sotto le coperte, sono un simbionte della mia borsetta dell'acqua calda.
Comoda, rilassata e un po' raffreddata, mi sento coccolata dal mio stare male.
Prendo un antipiretico va, così forse recupero un po' la me stessa di tutti i giorni.
Però ogni tanto stare "male" così, fa bene.

domenica 9 dicembre 2012

Odore di neve.

E' arrivato il freddo. Quel freddo pungente e frizzante, quello che ti entra dentro le ossa, nei più piccoli muscoli del corpo. Un freddo secco e asciutto e le luci della sera che si mischiano con gli odori della città. E io ricordo, la mente arriva all'anno scorso, a questi giorni di Dicembre.
Non è colpa mia è che "La corteccia olfattiva primaria appartiene alla porzione centrale del sistema limbico e quindi un'area implicata nella formazione della memoria. Le percezioni olfattive sono quindi, stimoli particolarmente efficaci nell'evocare ricordi e nel mantenerne la colorazione affettiva".
Non è colpa mia ma questo con il profumo di questo freddo, io vado con la mente all'anno scorso. Non sono solo le luci di Natale a ricordarmi di quando passeggiavamo tra i negozi, non sono solo le canzoni Natalizie a ricordarmi mentre le canticchiava in macchina stonato come una campana e io che ridevo forte, non sono i miei stupidi guanti di lana, che mi ha regalato per Natale, a ricordarmi di quando gli stringevo la mano. Mi ricordo di quanto fossi felice, mi ricordo di Lui, soprattutto per questo odore di neve. Mi  ricordo che la prima volta che mi è passato a prendere era il 7 di Dicembre. Da quel giorno siamo usciti tutti i giorni il primo mese. Tutti i giorni verso le sei passava a prendermi. Io ero pronta sempre cinque minuti prima che Lui arrivasse. Adoravo quando uscivo da casa e aprendo il portone avvertivo l'aria fresca e frizzante che entrava dentro di me e mi svegliava, e Lui mi coccolava con lo sguardo ancora prima di poterlo fare davvero, mi guardava come se fossi piccola e di porcellana, e io infreddolita entravo in macchina e Lui mi stringeva e mi baciava dolcemente, poi e il riscaldamento mischiava il Suo profumo con il mio e con l'odore della neve.
In un anno cambiano tante cose: ora ci sono solo io, l'odore della neve e la MIA macchina che non parte.


(Volevo parlare del tempo, ma poi....)

giovedì 6 dicembre 2012

Anche io non voglio essere alla moda.

Voglio questo tipo d'amore.
Ieri ero in ospedale: tirocinio.
Una mattinata abbastanza tranquilla, in ambultorio di ematologia.
Niente strani casi solo scartoffie, ricette, impegnative e una specializzanda nè simpatica, nè carina, anche se si sforzanva enormemente di sembrarlo.
La mattinata stava andando avanti così: calma piatta e niente da segnalare poi...
entrano loro.
Una coppia distinta ed elegante nella loro umiltà.
Lui rimane in piedi e fa accomodare lei, poi prende una sedia per lui.
Consegnano le analisi e aspettano che la dottoressa gli riferisca qualcosa sulla situazione di lei, una situazione grave e cronica che comunque le consente una vita relativamente normale.
In attesa che dottoressa si pronunciasse, lei stava con lo sguardo basso mentre si sistemava nervosamente i polsini della camicetta.
Lui, stringeva i pugni delle sue mani nodose che non lasciavano dubbi su una vita trascorsa in campagna.
Era agitato, ma appena la moglie ha cercato il suo sguardo, lui non ha esitato a regalarle uno dei suoi migliori sorrisi.
Un bell'uomo che sicuramente da giovane era stato bellissimo e che adesso nonostante l'età era più che affascinante, un uomo elegante ed educato.
La situazione è stazionaria. Niente variazioni importanti, controllo tra tre mesi.
Finalmente tirano entrambi un sorriso di sollievo. 
L'aria si fa nuovamente respirabile e d'improvviso diventano entrambi ansiosi di raccontare la propria vita.
Lui l'ha accompagnata in ospedale, che dista 80 km dal loro paesino.
Hanno due figli.
Lei ha 81 anni, lui 83.
Lui fa tre volte alla settimana un'ora di jogging, lei tre volte alla settimana fa la cyclette.
Sono stati alle terme la settimana scorsa per prevenire malanni invernali.
Dai gesti, dalle loro parole lo capisco: lui la ama, lei lo ama.
E' un'amore consapevole, maturo, emozionante. L'amore di chi ha trascorso una vita insiemeLui, quasi per giustificarsi della tensione che fino a pochi momenti prima si tagliava con il coltello, sussurra alla folla di futuri medici pronti ad imparare qualcosa, con la tenerezza di un nonno, con la dolcezza di un marito: "Sapete ragazzi, nel bene o nel male, ci legano sessantuno anni di matrimonio, lei è mia moglie da sessantuno anni. Non va più di moda un matrimonio così lungo, noi non siamo alla moda".
Le sorride.
Lei gli prende la mano.
Io, ho dovuto trattenere le lacrime.
.

domenica 2 dicembre 2012

L’aria di dicembre mi fa bene.


Natale che si avvicina. 
Le luci. L’albero. Le decorazioni.
Tutti gli anni è così: torno bambina. 
Mi piace. Mi riempio di gioia e allegria.
Per questo nel mio periodo preferito dell’anno mi sono fatta una promessa. 
Da oggi, (anzi da ieri, visto che oggi è il secondo giorno di Dicembre) è vietato parlare dell’idiota, vietato pensare ai suoi comportamenti senza senso, vietato comprendere i suoi atteggiamenti, vietato analizzare ogni stupido gesto, vietato scorticare oltre la superficie della sua superficialità. Vietato.
Da oggi, ci sono io. 
Parlerò di me. Parlerò della vita, della morte, dell’allegria, della spensieratezza, della rabbia, della gioia, anche del tempo se fosse necessario, ma NON di Lui.
Sto scalando la montagna. Ce la posso fare. 

Propositi del  nuovo mese: iscrivermi in palestra.
Voglio prendere a calci e pugni un sacco, visto che con Lui non posso. 
Voglio liberare tutta questa energia.

sabato 10 novembre 2012

P.S: io posso.

Eccomi qui. Ultimamente non riesco ad essere costante, anche se mi ero ripromessa il contrario.
La mia città: piccola.
La mia università: troppo piccola.
Eppure ci deve essere spazio per tutti e due.
A volte mi sembra di non poter respirare quando c'è anche lui vicino a me, mi sembra che rubi tutto l'ossigeno e a me non resti che boccheggiare.
Mi chiedo come sia possibile sentire ancora tutto questo dolore.
Razionalmente ho almeno duemilaquattrocentosessantadue motivi per odiarlo, o per non considerarlo.
Io però, non riesco ad essere sempre razionale, e allora sto ancora male, perchè ricordo troppo, tutti piccoli e stupidi dettagli che devo imparare a cancellare per evitare di stare male così, sempre.
Mi dico che non posso fare niente.
Non posso fare niente se lui non mi ama, se non vuole stare con me, se mi ignora.
Io non posso fare niente.
Altre volte, sono forte, fortissima.
Razionale e forte.
Intelligente e forte.
Cazzutissima e forte.
Allora mi dico che posso, io posso tutto.
Se lui non mi ama, posso amarmi da sola.
Se lui non ha avuto rispetto per me, posso averlo io per me stessa.
Se lui non ha voluto vedere quanto potevamo essere felici insieme, lo sarò comunque da sola.
Se lui non è riuscito a coccolarmi abbastanza, mi coccolerò da sola.
Se lui non ha voluto costruire qualcosa insieme, non ne era capace. Ma io si, io sono capace. 
Se lui non è riuscito ad essere quello che mi sta vicino, che mi capisce, che mi ascolta, non era per me.
Se lui non mi mi ha voluto, mi voglio io.
Io gli ho dato il cuore, la mia anima, il mio corpo, mi sono fidata ciecamente, affidata completamente a lui.
Lui non ha voluto niente, io devo farcela da sola.
Devo arrampicarmi da sola, stringere i denti ed andare avanti.
Scalare la montagna, perchè tanto lo so, lo so che mi aspetta un panorama bellissimo, un sole splendente.
Devo solo trovare la forza per dimenticare, ricordarmi di dimenticare.
Semplicemente andare avanti da sola.

sabato 27 ottobre 2012

Mayday...mayday.

Questa giornata di pioggia non aiuta.
Mi sento stanca e triste.
L'ansia sale e scende la malinconia.
Sto male di nuovo in un modo che non avrei più voluto.
Ho la testa troppo piena e lo stomaco vuoto occupato da un dolore pungente, persistente che pesa.
Mi pesa tutto anche lo sguardo che inevitabilmente si posa su di LUI, ancora.
Un quintale di dolore che alberga dentro il mio piccolo corpo e lo stanca.
Lui c'è sempre, tutti i giorni. Lo vedo, tutti i giorni.
Nei posti che sono stati nostri, adesso c'è solo lui e ci sono solo io. Da soli. Insieme.
Quest'indifferenza che traspare dai suoi occhi vuoti mi spacca il cuore, mi rompe l'anima.
Tutto è scordinato e stonato dentro di me.
Sono una giostra cigolante e arrugginita che continua a funzionare ma con il suo rumore ad ogni giro, ti ricorda che sta per rompersi.
Passerà, prima o poi.
Vorrei tanto accelerare il tempo, andare avanti veloce fino a quando non sarò tornata quella di prima.
Questi giorni, invece, passano inesorabilmente lenti e ogni volta che penso di aver guadagnato qualche punto, di essere più serena, di potercela fare BUM, succede qualcosa che mi colpisce, che mi affonda.  Devo prendere atto che nonostante frequentiamo lo stesso corso, lo stesso anno, NON devo gurdarlo, NON devo considerarlo, NON posso, NON ESISTE.  Mi sento stupida perchè non gli interessa di me, perchè io sto male e LUI no, perchè LUI sta con un'altra e io ancora non riesco a dimenticarlo.
Voglio una bombola di ossigeno così riuscirò a respirare anche sott'acqua.

lunedì 22 ottobre 2012

Chiodo scaccia chiodo? Non fa per me.

Sono uscita con A. E' stato strano.
E' stato strano che io sia stata benissimo.
Abbiamo trascorso una splendida serata. 
Ci siamo sentiti nei giorni seguenti.  Ci siamo visti ancora un paio di volte.
Non è successo niente a parte il fatto che un paio di volte mi abbia abbracciato o preso la mano.
Sono stata bene, davvero.
La sensazione di malessere, nausea, quel dolore che mi attanaglia lo stomaco e che nel corso della giornata subisce solo flebili variazioni, quando sto con A. sparisce. Non sento più dolore, non ho più il respiro corto, sto bene. Fino a quando stiamo insieme, tutto mi sembra giusto. Poi torno a casa da sola e realizzo che lui è il SUO migliore amico, e iniziano i problemi, gli stupidi logorii mentali che non portano a niente. Non conta tanto la loro amicizia o non conto niente io?? Io provo veramente qualcosa per A. oppure è solo spirito di rivalsa, una stupida, inutile vendetta giocata verso qualcuno a cui non interessa più niente di me?  Sono davvero davvero interessata,  o è un modo per rimanere legata con un invisibile filo a LUI?
Non lo so, non lo so, non lo so.
Non so se sia giusto, non so se sia effettivamente tutto vero o se forse tutti i segnali che ho visto sono soltanto frutto della mia immaginazione. Forse A. mi vede solo come un'amica, forse anche per me è così.
Forse non sono pronta. Non ancora. Non sono pronta.
Continuo a ripetermi questa frase come un mantra, un motto di autoconvincimento, come fosse un cartello pronto ad indicarmi la direzione giusta da seguire. Come se chiudermi dentro me stessa fosse la cosa migliore per evitare complicazioni, ansie, preoccupazioni, dolore. Ho paura.  Non c'è spazio per un'altra persona. Non voglio. Sono ancora troppo coinvolta, emotivamente instabile, claudicante e insicura. 
Quando LO vedo in classe, tra i corridoi, quando il suo sguardo non incrocia il mio e quando per sbaglio ci guardiamo, quando lo vedo imbronciato, per un secondo vorrei andare da LUI e abbracciarlo forte, baciarlo, stringerlo, poter ridere ancora insieme a LUI. Non respiro quando LO vedo scherzare con le altre, vorrei ancora potergli prendere il viso tra le mani e dirgli che LUI è solo mio. Per un secondo, per un attimo, non so ancora per quale ragione irragionevole mi sento così.
E' un secondo, è un attimo, poi passa e torna la razionalità e lo schifo.
Ancora sto male.
Non vorrei, non vorrei davvero.
Ma è così.
Per quanto gli altri mi possano ricordare che per LUI non sono stata niente di importante, per quanto mi possano assicurare che LUI sia un deficiente decerebrato e per quanto lo sappia anch'io perfettamente, non riesco a rimanere indifferente. Dovrei fregarmene, dovrei chiudere tutto e lasciar perdere perchè mi piaceva l'idea non LUI, perchè mi piaceva quello che potevamo essere non quello che realmente eravamo. Sarebbe giusto così. Invece sono incastrata. Vederlo tutti i giorni non aiuta. Ecco perchè sono convinta che non ci sia spazio per nessuno, tanto meno per A.
Devo essere abbastanza forte nel farcela da sola.
Mi sento dentro le sabbie mobili e più mi agito, più affondo.

lunedì 8 ottobre 2012

Singing in the rain

Mi sembra di essere in apnea, non riesco a riprendere fiato. E' un periodo triste e difficile. Cerco di non preoccuparmene troppo, di non pensarci troppo, ma in ogni caso non riesco a stare bene davvero. Appena penso che le cose stiano andando meglio, che forse tutto può ricominciare, che posso ricominciare a respirare, una mano mi affoga di nuovo. Vado giù, di nuovo. Notizie inattese e impravedibili, notizie orribili che ti oscurano la giornata. Non ho mai attraversato un periodo così difficile, sto cercando con tutta me stessa di rialzarmi, di ricominciare a camminare. Vorrei correre e non faccio altro che trascinarmi.
Sto aspettando da troppo tempo che esca il sole.
Ma forse, l'importante per vivere tranquilli è imparare a ballare sotto la pioggia.

domenica 23 settembre 2012

Indice, medio e anulare.

Sono una persona pesante che non riesce agevolmente a liberarsi dei pensieri e delle preoccupazioni. Sono una spugna che assorbe tutto. Assorbo, catturo dentro di me tutto quello che mi circonda che sia una piccola cosa, che sia ingombrante, ha tutto la stessa importanza, entra tutto nel mio cuore e nella mia testa così, mi ritrovo a non avere spazio per essere sempre felice, per vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Non posso dire che io abbia tanti amici. E' vero, conosco tante persone con cui chiacchiero del più e del meno, dell'università e del tempo. Persone che sono anche in grado di farti trascorrere una bella serata, una pizza e quattro chiacchiere, ma niente di più. Il mio posticino tranquillo in grado di farmi dimenticare tutto, il mio angolino felice appartiene a loro: le mie migliori amiche. Se dovessi pensare ad ognuna di loro come un dito della mano, l'indice sarebbe sicuramente A. lei è la mia guida quando mi perdo, mi indica la strada giusta, con le nostre chicchierate interminabili mi fa riflettere, un po' filosofa, un po' ingegnere sa offrirmi sempre il modo di guardare tutte le indicazioni stradali per capire dove devo andare (consigli che non sempre riesco a seguire), il medio sarebbe sicuramente G. lei è sicura di sè, ambiziosa e indipendente e super organizzata con il suo modo di vedere le cose, mi apre sempre nuove prospettive con cui guardare il mondo che mi circonda, raramente sa essere anche dolce, la sua dolcezza è così rara che quei momenti sono conservati gelosamente nel mio cuoricino. L'anulare è S., il dito della fede e della fiducia, lei è la mia migliore amica in senso assoluto, non che le altre lo siano di meno, ma con lei è qualcosa di più, una sorellanza profondissima che nasce da quando eravamo all'asilo, quando parlo con lei è come se parlassi a me stessa, il mio cuore è completamente aperto, e l'ultimo consiglio che voglio è sempre il suo. Non serve che parliamo, a volte uno sguardo, una smorfia basta a farci entrare in sintonia. Sono così fortunata. Si contano sulle dita di una mano, quella mano che ti accarezza, ti coccola, ti aiuta, ti prende in giro. Loro, riempiono la mia vita. Loro, sono la mia forza.

mercoledì 19 settembre 2012

Non può piovere per sempre.

Dove eravamo rimasti? Ah si..19 giorni fa tutto andava bene, più o meno, tra i miei alti e bassi sono riuscita a passare questo benedetto esame, sembrava che avessi fatto un passo verso un nuovo inizio positivo e pieno di speranza. NIENTE DA FARE! Appena tento di risollevarmi c'è sempre qualcosa che mi scaraventa di nuovo a terra, che mi dice di non fidarmi della vita. Questi giorni sono stati un inferno, un tornado di eventi negativi, una cascata di ansia e sofferenza. Ho dovuto sopprimere la mia gattina, (vederla addormentarsi per sempre è stata una delle cose più dolorose che io abbia mai provato), la mia nonnina è morta il giorno dopo il mio compleanno, è stata una cosa lenta e agonizzante, si è spenta piano piano, e anche se so che questo è il naturale corso della vita, mi fa male, mi fa male prendere consapevolezza della morte e della precarietà della vita. Ritorno oggi dal suo funerale, inutile dire che sia stata una giornata difficile, inutile dire che sia un periodo davvero difficile. Davvero, non ne posso più.
Continuo a sperare che prima o poi, tutto andrà bene di nuovo, come quando ero piccola e inconsapevole e ridevo spensierata, voglio poter non sentire tutto questo dolore.
Voglio essere fiduciosa, devo esserlo, devo sperare che presto uscirà il sole.

venerdì 7 settembre 2012

Giro pagina. Anzi, cambio libro.


L'aria frizzante entra dalla finestra e io sorrido mentre mi stiracchio nel letto.
Mi sono svegliata presto ma con calma, con la consapevolezza di non avere fretta e di non avere orari.
Ancora non realizzo che finalmente è finita, che l' esame che mi ha tolto il sonno, che mi ha regalato attacchi di panico, che mi ha privato di un'estate spensierata non è più un mio problema.
Anatomia 3: non sei più un mio problema.
Andare avanti è la parola d'ordine.
Sono carica di aspettative e di speranze.
Mi sento positiva e piena di energia.
Sento che potrei fare tutto, ma per il momento non ho intenzione di fare niente se non godermi un fine settimana senza l'orologio al polso, senza l'ansia di dover fare.
Niente regole, niente scadenze, niente pensieri.
"Libera e felice come una farfalla"


martedì 28 agosto 2012

Svegliati Cenerentola!!



Sono arrivata alla conclusione che diventare grande non sia una questione di anagrafe.
Si è vero, negli anni cresci e piano piano impari.
Impari a contare e a scrivere, impari a leggere.
Speranzosa e carica di aspettative ti affacci ad un futuro che speri possa essere pieno di gioia, sogni di realizzarti e di essere felice. Sogni il principe azzurro e la favola. Tutto sembra possibile, ti fidi del mondo. Poi, d'un tratto la malattia e la morte che vedevi così lontane ti sfiorano e toccano la tua famiglia e non ti senti più così invincibile e così fiduciosa, ma impari a provare il dolore in angolini del cuore che non avevi mai neanche pensato di avere.
Poi arriva lui, dopo tanto pensi sia arrivato il momento anche per te di essere felice , con LUI che ti fa sognare, che ti promette, che ti abbraccia e ti fa ridere, ti lasci andare. Sai che aspettare 21 anni della tua vita prima di regalare il tuo cuore è stato giusto.
Poi, un mercoledì qualsiasi lui ti dice che non ti vuole più, che non è coinvolto, che non ti ama.
Poi, scopri che sta già con un'altra mentre tu cercavi ancora di rimettere insieme i pezzi e tornare a respirare.
Poi, ti svegli: niente principe, nessuna favola, nessun cavallo bianco nè carrozza, niente "e..vissero tutti felici e contenti".
Ci sei solo tu che devi tornare a volerti bene.
Capisci che anche le persone che non ti aspetti possono farti del male, capisci che devi combattere e sgomitare, che la vita è dura e cattiva.
Capisci che nonostante le lacrime, il dolore, le delusioni, la cattiveria e l'egoismo delle persone, sai che puoi farcela.
Capisci che la gioia deve arrivare da te, solo così puoi essere felice.
Allora, improvvisamente diventi grande.

martedì 21 agosto 2012

Basta così poco.

A. è uno dei SUOI migliori amici, ma con me ha sempre avuto un ottimo feeling sin da subito, è una di quelle belle persone: intelligenti, simpatiche e divertenti e che non fanno fatica a dimostrarlo. Ogni volta che mi incontra si ferma per quattro chiacchiere nonostante ora non abbia più nessun obbligo. Oggi parlavo con A. del più e del meno, della sua brutta tosse e del suo medico distratto,  del fatto che io non riesca a studiare perchè il mio vicino di casa mi sta trapanando il cervello con il martello pneumatico e ad un certo punto lui  mi dice una cosa che mi ha fatto bene, è stato come ricevere un caloroso abbraccio.
A.- Non avrai mica intenzione di diventare uno di quei medici menefreghisti e superficiali? 
S. -E tu mi ci vedi menefreghista e superficiale? Spero tanto di non diventarlo mai.
A. - Mi fai un favore?
S. - Dimmi
A. - Non cambiare mai.
Penso che se lo avessi avuto di fronte a me lo avrei abbracciato o forse gli avrei dato uno spintone per sdrammatizzare l'imbarazzo. Invece, ero dietro lo schermo del mio computer e mi sono commossa, mi ha scaldato il cuore. A. sa che sono permalosa e lunatica, che mi basta poco per arrabbiarmi, ma altrettanto poco per essere contenta. Sa che mi piace la cocacola al vetro senza limone nè ghiaccio, sa che mi piace il gelato alla crema e al caffè, che sono freddolosa e che dopo pranzo mi piace avere una copertina sullo stomaco, sa che non mi piacciono i ristoranti extra lusso con maxi prezzo e mini porzioni ma che preferisco una bella pizza più crocchette e supplì, che odio i film horror e che mi piacciono le commedie romantiche e i film d'azione. Mi ha visto felice con LUI, mi ha preso in giro, mi ha visto piangere per LUI, arrabbiarmi e scherzare, mi ha consolato, mi ha abbracciato, mi ha fatto ridere.
Mi conosce, anche se da poco, mi conosce.
Ho pensato: nonostante tutto, non devo essere una brutta persona

domenica 19 agosto 2012

Tante care cose.

Finchè non ti vedo, non ti incontro, va tutto bene. Poi per caso, ti trovo tra i tuoi amici e sento una fitta nello stomaco, una stretta al cuore, un peso nelle gambe, il vuoto nella testa e ho paura che tutto questo non passerà mai. Ho paura che tutte le volte che incrocerò il tuo sguardo sarà così, anche solo per un secondo. Per questo credo sia meglio chiudere tutto. Devo allontanare l'idea di potermi riavvicinare a te, anche solo per essere educata, anche solo per dimostrare di averla superata. Non mi importa se mi dimostrerò immatura, non mi importa se penserai che sono esagerata. Ho capito che la cosa migliore per me, almeno per il momento, è starti lontano. Ho deciso: non voglio essere cortese con te, non voglio essere gentile. Non voglio cercare un rapporto di amicizia che non c'è mai stato. Non mi va di essere carina, nè di sembrarti simpatica. Io sono tutto questo ma non devo esserlo con te. Tu, che dicevi che esiste solo il bianco e il nero e che le sfumature non ci sono. Tu, che dicevi o tutto o niente. Ecco, per me sarai niente. Non devo recuperare niente, non devo svendere il mio dolore autentico per comprare un sorriso falso. L'hai detto tu: "Noi non stiamo più insieme e io non ti devo più niente".
 Scusa, ma vale anche per me.

venerdì 17 agosto 2012

Ma accetta il consiglio, per questa volta.

Premetto di non aver ancora mai visto il film, ma dopo aver trovato questo, penso proprio che dovrò farlo.

 
 
Goditi potere e bellezza della tua gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent'anni guarderai quelle tue vecchie foto.
E in un modo che non puoi immaginare adesso.

Quante possibilità avevi di fronte
e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.

Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.

I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

Fa' una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!

Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.

Lavati i denti.

Non perdere tempo con l'invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro.
La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.

Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti.
Se ci riesci veramente, dimmi come si fa...

Conserva tutte le vecchie lettere d'amore,
butta i vecchi estratti-conto.

Rilassati!

Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita.
I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.

Prendi molto calcio.

Sii gentile con le tue ginocchia,
quando saranno partite ti mancheranno.

Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant'anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse,
come quelle di chiunque altro.

Goditi il tuo corpo,
usalo in tutti i modi che puoi,
senza paura e senza temere quel che pensa la gente.
E' il più grande strumento che potrai mai avere.

Balla!
Anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.

Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza:
ti faranno solo sentire orrendo.

Cerca di conoscere i tuoi genitori,
non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli,
sono il miglior legame con il passato
e quelli che più probabilmente avranno cura di te in futuro.

Renditi conto che gli amici vanno e vengono,
ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita,
perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.

Vivi a New York per un po', ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po', ma lasciala prima che ti rammollisca.

Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant'anni, sembreranno di un ottantacinquenne.

Sii cauto nell'accettare consigli,
ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio,
ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte
e riciclarlo per più di quel che valga.

Ma accetta il consiglio... per questa volta.

venerdì 10 agosto 2012

Don't love you no more.

Stanotte ti ho sognato. Era tanto che non succedeva. In una sera qualsiasi, in un sogno qualsiasi, mi ritrovo a stringerti di nuovo, a baciarti di nuovo. Tutto sembrava così reale: sentivo il tuo profumo, la tua voce, il tuo calore. Ero felice che tu fossi tornato da me, ero così contenta che tu mi abbracciassi di nuovo, che tu mi dicessi che avevi sbagliato tutto, che ti dispiaceva, che ti dispiaceva tanto. Mi baciavi, mi desideravi. Non mi importava niente della sofferenza, dell'orgoglio, della vendetta, a me non importava niente, tranne del fatto che potevamo stare insieme.
Poi, mi sono svegliata. E' stato un attimo rendermi conto che fosse un sogno.
Non ho pianto, non mi sono rigirata nelle lenzuola cercando riparo sotto il cuscino per sognare ancora un altro po'. Mi sono alzata, ho fatto una doccia. Ho realizzato che mi piaci, e mi importa della mia sofferenza e del mio cuore malandato. Mi piaci tanto. Mi piace il tuo sorriso, i tuoi occhi, il modo che avevi di prendermi in giro, di abbracciarmi, di baciarmi. Mi piaci. Ma io non ti voglio. Non voglio il bambino capriccioso che sei stato, il ragazzo immaturo incapace di prendersi delle responsabilità, non voglio le tue bugie. Non voglio te che non mi hai voluto, e hai scelto un'altra mentre stavi con me.
Sto bene.
So che non tornerai. Non mi abbraccerai di nuovo. Non mi bacerai più.
Sto bene nonostante tu ci sia stato. 
Sto bene nonostante tu non ci sia più.
Ho una vita.
Io sto bene.
Questa è la dura, la dolce, la verità.

giovedì 9 agosto 2012

Londra. Can you help me?

Considerato il mio periodo piuttosto diciamo "complicato" ho deciso che verso la fine di settembre me ne andrò a Londra. E' una città che mi ha sempre affascinato forse ne resterò delusa, forse no, in ogni caso mi sembra sia arrivato il momento. Sto cercando, devo dire da non molto, su vari siti di voli low cost, ma effettivamente non ho ancora trovato niente di veramente "low", (alcune mie amiche ci sono andate con 10 euro, possibile che io trovi offerte solo dai 100 euro in su???). However, la mia più grande preoccupazione resta l'hotel, lo vorrei in una posizione comoda, piuttosto vicino al centro o al limite che fosse ben collegato, devo aggiungere che non mi dispiacerebbe se non avesse i topolini compresi nell'arredo o insetti non ben identificati intrappolati nella moquette. Tutto dai vari siti sembra ottimo, ma da quanto ho potuto ascoltare da quelli che sono già andati, neanche un'hotel a quattro stelle era decente. Detto questo, arrivate voi. Vorrei da parte di chi mi legge (per caso, per noia, o per scelta) una mano, qualcuno di voi magari è già stato a Londra e potrà consigliarmi meglio, più di qualsiasi sito o rivista, vorrei sapere come muovermi, dove mangiare, dove andare, insomma un po' di tutto (il periodo sarebbe dal 25 di settembre al 30). Sono una persona previdente e oltre a chiedere a tutti i miei amici e conoscenti lascio un appello anche nell'etere, vedremo chi risponderà.

sabato 4 agosto 2012

- Obiezione. - Accolta.

- "dove vai?" "dove sei andata?" "che cosa hai in programma?" (ci mancava solo la lampada puntata in faccia, e poi l'interrogatorio era completo)
- "No, niente quest'anno sto a casa!"
- "Daaai, non ci credo, neanche 4-5 giorni!"
E NON CI CREDERE!!!! FAI UN PO' COME TI PARE!
Ormai, in queste sere, non sento nient'altro: abbronzatissime che mi tartassano di domande sulla mia improbabile estate e mi raccontano le loro fantastiche vacanze in qualche località superstrafighissima, dove "hanno fatto tardissimo, hanno bevuto tantissimo, hanno comprato troppissimo, e si sono divertite moltissimo". A  parte l'uso improprio dei superlativi che, sarebbe il minimo, non sopporto quest'aria di sufficienza e superiorità. Io invece, mie care, mi sveglio la mattina presto, mangio un bel cornetto con la nutella, una bella tazza di latte e caffè e faccio partire la giornata con un sorriso. Mi metto a studiare fuori, all'aria aperta, sento gli uccellini che cantano e un fresco venticello. La mattina di solito scorre in fretta. Il pomeriggio segue più o meno lo stesso copione tranne che per il cambio di location, visto che a volte sono costretta per il caldo ad andare giù in grottino. Per le sette vado a correre. Mi faccio una doccia e la sera esco per una passeggiata con gli amici. Quest'anno è andata così. Ma se una poveraccia deve studiare perchè ha l'esame i primi di settembre cosa deve fare? Probabilmente me ne andrò in vacanza dopo l'esame in qualche capitale europea, NON per bere tantissimo, NON per fare tardissimo, NON per sballarmi troppissimo, ma SOLO per vedere posti nuovi, raccontare, fotografare e scoprire quanto è bello il mondo.
Al momento mi va bene così: tenetevi strette le vostre vacanze da urlo, io terrò stretto il mio fantastico libro e la mia splendida normalità.

giovedì 2 agosto 2012

Ricomincio da me.

Quando si dice "diamoci un taglio", avevo voglia di cambiamento, di mettere ordine e così ho deciso: nuovo look! Ieri ho tagliato i miei lunghissimi capelli biondi in cambio di un taglio semplice e lineare appena sopra le spalle. Mi sembra di aver riacquistato la sicurezza che mi mancava, il sorriso che non vedevo da tanto tempo. Mi vedo bene, più grande, ordinata, diversa, finalmente bella. Sono di nuovo io.
Oggi è stata una giornata intensa e piena, di quelle che piacciono a me.
Mi piace essere attiva, un treno, non mi fermo mai. Amo organizzare tutto con calma. Ho il tempo per tutto: per riposarmi, per divertirmi, per un libro, per una chiacchierata con le amiche e per una giornata al mare. Il tempo sembra essersi dilatato, sembra che mi aspetti. La cosa assurda è, che al momento, non sono innamorata, non ho vinto al superenalotto, non ci sono stati avvenimenti particolarmente importanti intorno a me ma, riesco a trovare la felicità nelle piccole cose della vita.  Svegliarmi presto la mattina, una passeggiata la sera, un gelato, un cornetto, un sorriso di una persona che non conosco, mi piace tutto questo (sembro invasata, me ne rendo conto). Diceva Montale: "Spesso il male di vivere ho incontrato..." Io in questi giorni posso dire che: "Spesso la gioia di vivere ho incontrato".
Non saranno mica troppi caffè?

domenica 29 luglio 2012

Decisamente no.

Non permettere alle tue ferite di trasformarti in qualcosa che non sei dice Coelho. Caro Paulo, volevo dirti che io ce l'ho messa tutta : Mercoledì mi sono convinta e sono uscita di nuovo con il ragazzo con "l'ottimo curriculum".
Mi sono detta che forse le cose potevano andare bene. Mi sono fatta carina, di nuovo. Ho riso, di nuovo. Sono stata bene, di nuovo. Ho sentito che forse qualcosa si stava muovendo, ero contenta.
Oggi è Domenica, lui è sparito da quella sera.  Eppure ha insistito lui per uscire, lui ha insistito per venirmi a prendere, lui ha fatto il romantico tutta la sera, lui mi ha detto tutte le cose migliori che una ragazza vorrebbe sentirsi dire, lui mi ha dato il bacio della buonanotte e ora? Morto.
Non riesco a capire, più cerco di trovare una giustificazione più non ci riesco. E' andato al mare ma mica in Venezuela, voglio dire i telefoni prendono sulla costa adriatica. Cavolo.
Mia sorella ieri mi ha detto: "Chiusa una porta, si apre un portone e indovina chi c'è? Un nuovo coglione".
Ecco. Il problema è che adesso non sono predisposta io a capire, a giustificare. Sei sparito? Bene. La vita va avanti, io vado avanti, io sono cambiata.

martedì 17 luglio 2012

Bene se ti sta bene, sta bene pure a me

Io nel pensarti ti idealizzo, penso al ragazzo che vedevo io, non a quello che in realtà eri davvero, raccolgo nella mente solo i momenti felici e mi scende la nostalgia, la malinconia e torni a mancarmi.
Invece no.
Dovrei capire che non posso stare male per te che non ti sei mai impegnato, che non ci hai mai creduto, che non hai mai sperato niente. Non posso stare male per te che sei stato promesse non mantenute, speranze disattese, sogni infranti, sei stato tutto e solo quello che volevi tu.
Io subivo a pieno la tue decisioni. E pensavo anche che andasse bene così.
C'ero io, che ti davo tutto e non chiedevo niente in cambio, che ti giustificavo sempre e finivo sempre per colpevolizzarmi quando non sapevo aspettarti più.
C'eri tu, che non arrivavi mai, poi forse si, poi forse no. Tutto si svolgeva secondo i tuoi ritmi, i tuoi tempi, le tue decisioni.
Un bacio in pubblico era troppo, una parola dolce era troppo, una sorpresa era troppo, una passeggiata era troppo. Era troppo andare al mare, era troppo una cena fuori, era troppo regalarmi un fiore, era troppo il mio abbraccio non previsto, era troppo il mio volerti vicino.
Tutto per te era troppo, ma eri tu che volevi troppo poco da me.
Hai pensato solo a te, a stare bene tu, a farti coccolare e farti amare poi, quando ti sei stancato, hai deciso che potevo anche farmi da parte perchè tu non eri abbastanza coinvolto.
Ora, al di là del fatto che il mio cuore sia ancora ridotto maluccio e che io non riesca agilmente a fidarmi degli altri come prima, ho capito che voglio di più. Voglio un ragazzo che voglia stare con me davvero, senza troppi drammi e senza mezzi termini. O sei dentro, o sei fuori. Niente stupidi giochetti a metà del tipo "scusa, mi ha appena lasciato la mia ex, non sono in vena di una cosa seria" "scusa ma io sono fatto così, non puoi pretendere troppo da me".Col cavolo. Scusa niente. Se siamo fatti per stare insieme, mi verrà incontro, mi farà sentire amata e voluta tutti i giorni. Io voglio i fatti, quelli che ti facciano sentire che puoi veramente contare sulla persona che ti sta accanto.  Io voglio le romanticherie, non quelle da diabete e carie ai denti, ma che ogni tanto ti facciano sentire piccola e felice.
Prima di ogni cosa: devo tornare a stare bene io, a sentirmi bene, a volermi bene e a prendermi cura di me. Io sarò felice, anche senza di te.

Depression time.

Non sono riuscita a concludere niente in questo semestre, il nulla. Gli esami sono andati tutti male, la concentrazione non c'è e non riesco neanche a dare quest'ultimo (importantissimo) esame. Sento che tutto ciò che avevo nella mia testa non c'è e, per quanto conosca questa sensazione, questa volta so che non è solo un'impressione, è così: non sono pronta abbastanza. Mi rimando da sola a settembre. Non sono mai stata una persona che tira i remi in barca prima del tempo, ma questa volta mi vedo costretta a farlo.
Mi sento delusa per non aver dimostrato a me stessa che, malgrado tutto, dovevo farcela.
E' andata male, è andata così.
Mi sono rotta e avrò tempo per aggiustarmi.

martedì 10 luglio 2012

Dillo con i numeri.

Esame di anatomia 3: tra 8 giorni.
Media di ore di studio giornaliere: 12
Ore per il tempo libero: 1
Argomenti da ripassare: 20/20
Argomenti ancora da studiare: 0/20
Quanto penso di sapere: 0,001%
Livello di serotonina ed endorfine nel sangue: 0,00001%
Esaurimento nervoso: 99%
Voglia di andare al mare e di godermi l'estate: 1000000%
Quanti di voi potevano benissimo vivere senza sapere della mia condizione psicofisica:100/100

sabato 7 luglio 2012

Punto e a capo. (forse)


Forse ci sono, forse posso respirare di nuovo.
Ieri sono uscita per una passeggiata con le mie amiche, il mio piccolo centro cittadino non offre molte alternative. L'ho visto, camminava verso di me, ci siamo incontrati con lo sguardo e questa volta non l'ha abbassato, lo sosteneva, mi guardava serio. Ho fatto un cenno con la testa per salutarlo, LUI mi ha sorriso dolcemente e mi ha fatto l'occhiolino. (So che starete pensando che "cazzone avariato", che "stupido", che "idiota" e via discorrendo, io invece ho pensato solo "E' finita"). Nella dolcezza di quel sorriso timido e imbarazzato, nell'occhiolino veloce, ho letto: "Scusami, sono un cretino e tu lo sai." Forse l'ho visto solo io, forse è stato solo il gesto di un piacione senza troppe dietrologie di pensiero. Sta di fatto che in quel preciso momento, come per magia ho sentito una nuova serenità, quella che nasce dalla consapevolezza della fine. Ho sentito che non abbiamo più niente da condividere e, che le cose come iniziano così possono finire e, che portare rancore non serve. Io ho fatto tutto con il cuore, gli ho dato tutta me stessa, senza rimpianti, io sono stata felice (poco importa se il mio amore non era corrisposto, io non ho niente da rimproverarmi) e non è colpa mia se non ha voluto sapere quanto potevamo essere felici insieme.
Dice il vecchio saggio: "Non essere triste perchè qualcosa è finito, sorridi perchè è successo".
Io voglio sorridere, sono una brava persona, ho una vita davanti, e il destino che mi aspetta.

p.s: Vi avviso che sono in piena sindrome premestruale, quindi i miei cambiamenti repentini d'umore e la mia salute mentale instabile possono essere dovuti anche a questo... (vi saprò dire prossimamente).


 

venerdì 6 luglio 2012

Vacuum packed.

Università: stamattina sentivo che non mi sarei dovuta schiodare di casa. Sentivo che ti avrei incontrato. Detto, fatto. Parcheggio. C'è anche la tua macchina. Respiro. Ce la posso fare. Anche se mi viene da vomitare, anche se solo l'idea di rivederti mi fa stare male, ce la posso fare. Salgo le scale. Sapevo che ti avrei incontrato lì, davanti a quell'aula dove tante volte ci siamo fermati a parlare, dove tante volte ci siamo stretti forte. Ti ho visto, parlavi allegro con una tua, una nostra amica. Bum. Mi hai guardato. Bum. Hai abbassato lo sguardo. Bum.Bum.Bum.Bum.Bum. Mille, duemila, tremila coltellate nello stomaco. Ho evitato il tuo sguardo per un attimo, poi tranquilla ti ho detto "Ciao!" Tu hai risposto sibilando un saluto che era freddo e distaccato, come te del resto. Non so bene come sia andata dopo, ma in una frazione di secondo mi sono ritrovata a salutarti con due baci sulle guance, come si salutano i conoscenti, quelli con cui non hai abbastanza confidenza per un abbraccio, quelli per cui riservi le frasi più scontate, con cui finisci a parlare del tempo o dell'ultima notizia in tv. Mi fa male sapere che adesso siamo meno di questo. Il mio cuore tamburellava impazzito quando ho sentito la tua mano sui miei fianchi, il tuo respiro vicino a me. Dentro di me avevo il caos. Ho cercato quanto più potevo di non farti vedere niente, di mettere sottovuoto tutto. Chiudere. Cucire tutto.  Mi sono distratta parlando con altri, fingendo sorrisi, dispensando una sicurezza che non mi appartiene. Ma sentivo male ovunque.
Poco dopo sei andato via. Forse un po' la coscienza ti pesa. Forse non te ne frega niente. Forse semplicemente avevi altro da fare. 
Ma per quello che riguarda me pensavo di poterla raccontare meglio, di aver superato tutto questo, almeno una parte, almeno un po', almeno un pochino. 
Non ancora.

martedì 3 luglio 2012

Quando un ottimo curriculum non basta.

Lui è carino, gentile, simpatico, studia, con la testa sulle spalle: il classico bravo ragazzo. Ok, curriculum impeccabile. Ci sentiamo da un po', in realtà è lui che mi scrive, mi contatta, mi cerca.  Tutte queste attenzioni mi piacciono, mi fanno stare bene. Mi sono lasciata convincere che forse potevo stare bene davvero e siamo usciti per un gelato. Niente di esagerato, tutto molto tranquillo. Ci sto bene, parliamo di tutto. Quando ha provato a baciarmi sono arrivati i problemi: l'ho allontanato neanche volesse derubarmi. "No..no..non è il caso!" Mi sono girata dall'altra parte. Ovviamente non ha capito la mia reazione spropositata. Ho cercato di spiegargli la situazione per sommi capi, più o meno, quanto meno per non sembrare una pazza isterica. Lui annuiva e mi ascoltava serio. Mi ha riaccompagnato alla macchina. Male, male: ho pensato. Non sono pronta, non ce la faccio. Nonostante sulla carta sia tutto perfetto io non ce la faccio. Non sento i brividi, l'emozione, le farfalle nello stomaco, non sento l'adrenalina, l'agitazione. Ero solo tranquilla: ridevo e scherzavo ma nel cuore non sentivo niente. E' presto, forse. Forse dovevo capirlo che non è ancora arrivato il momento, dal numero dei messaggi sul mio telefono: Zero. Zero messaggi inviati. Zero messaggi ricevuti. Quando stavo con LUI la mia memoria era sempre strapiena e avevo anche creato una cartella personale dei messaggi, in modo da rileggere le nostre conversazioni. Lo so, ero esagerata e adolescenziale se non  infantile, me ne rendo ampiamente conto. Ora no. Non mi interessa. Quando stavo con LUI mi dispiaceva cancellare anche uno stupido messaggio in cui mi diceva che stava arrivando. Ora cancello anche i messaggi più dolci e carini. Ora che la mia memoria è vuota, che non mi importa di rileggere i suoi messaggi, di analizzare che cosa mi ha scritto e raccontarlo dettagliatamente alle mie amiche, penso che forse non mi piace abbastanza. Stare con lui, per quanto sia carino e gentile, mi costringe a pensare al passato, e io non voglio. Non mi va di pensare, di volere un'altra persona, non adesso. Per adesso devo ricucire la ferita. Devo riempire il vuoto che ho dentro, e riempirlo solo di tanta stima in me stessa e tanti progetti. Devo riuscire a stare bene da sola, un'altra volta.

sabato 30 giugno 2012

Perchè la mamma, è sempre la mamma.

 Oggi mia madre mi ha detto: "Quando stavi con lui stavi meglio, eri sempre sorridente, solare, allegra, meno acida, meno puntigliosa, meno permalosa, lasciavi correre. Ora invece, sei sempre insofferente, indispettita da tutto e anche quando ridi non sei tu". Bum. Colpita e affondata. "Non è vero!" Le ho risposto secca. "Io sto bene." Ecco. Mi mancava questa. Io ce la metto tutta, cerco in tutti i modi di non rendere pubblico il mio disastro interiore, ho cercato in questi giorni di rialzarmi piano piano e di rimettere a posto i pezzi, di non dare troppo fastidio, di evitare l'argomento, di essere una persona migliore e di sorridere spesso. Mi sembrava che in tanti avessero visto un cambiamento positivo (dallo zombie che ero qualche tempo fa, non è che poi ci volesse molto)  da tanti mi sono sentita dire: "ti trovo benissimo!", "stai proprio in forma.", "sei una favola!!" e una sorta di delirio di onnipotenza si era impossessato di me! Mi sentivo bene, sentivo che ce la stavo facendo. Sono brava, sono bravissima!!: mi dicevo, Un po' ci credevo veramente, un po' no. Ci credo che andrà sempre meglio, forse non adesso, forse è presto. Ma starò bene davvero, ne sono sicura. Forse dovevo capire che alla mamma non si può mentire, perchè lei ti capisce da uno sguardo. Nonostante tutte le belle parole per venderle la tua serenità interiore, lei ti legge dentro anche per come giri il tuo latte e caffè.

giovedì 14 giugno 2012

Non so come si fa.

Un passo avanti e tre indietro, mi muovo così. Un giorno sono positiva, ottimista, mi dico che ce la posso fare a stare da sola e ci credo, ci credo davvero. Passa un po' di tempo, giorni, ore e mi ritrovo punto e daccapo. Sto male, sto male davvero. Pensare, pensarti, pensarci. Non posso. Non posso permettermi di stare male, ancora. Come si fa? Come se ne esce? Mi manca il respiro, di nuovo. Ti infili in tutti i pensieri della giornata, in modo distratto, semplice. Hai la chiave, entri senza bussare, a qualsiasi ora. Il tuo sorriso, il modo in cui mi coccolavi e mi stringevi a te, il modo in cui mi facevi ridere, come ridevi, le tue espressioni buffe, il modo in cui mi prendevi la mano, quando ci salutavamo la mattina, un bacio veloce e io sentivo che la mia giornata era partita nel modo giusto. Mi ricordo dei momenti in cui mi preparavo per uscire con te, aspettandoti. Sentivo il mio cuore battere all'impazzata, quando poi ti vedevo arrivare, con il tuo sorriso splendente, tutto tornava a posto. Ricordando questi piccoli episodi di noi, per una frazione di secondo, torno felice. Poi il dolore mi assale. Nel vero senso del termine sento come se un macigno cadesse dentro di me, come se un uomo di  pietra mi stritolasse. Pensare che non conto più niente, che adesso c'è lei, che mi hai fatta a pezzi e brandelli, mi fa stare male. Pensare che non posso pensare ad un altro perchè tu, invece, sei ancora tutto intero dentro di me, mi fa stare male. Mi faccio mille domande che non hanno risposta. Non ti capisco. Non mi capisco. Non capisco il mio ostinato modo di stare attaccata ancora a te, al posto di lasciarti andare (dove dovresti andare). Un po' ti penso, un po' ti odio, un po' non ti sopporto, un po' mi manchi. Sono uno yoyo, un'altalena: un po' su, un po' giù. Stronzo, insopportabile bambino, odioso indeciso, codardo, coniglio, egoista, debole, bastardo. Non so come si fa a dimenticarti.

venerdì 8 giugno 2012

Cogito ergo sum

Oggi sto meglio. Oggi c'è il sole.
Mi sono svegliata con calma. Niente fretta, niente ansia. E' proprio una bella giornata. Apro la finestra e sento che il venticello è piacevole e il sole caldo. Rifletto, seduta sulla poltrona. Sembra sera, per la velocità dei miei pensieri lenti. Forse è perchè ancora non faccio colazione. Metto a scaldare il latte e mi preparo il caffè. (Quanto mi piace l'odore del caffè.) Penso di essere fortunata: ho una famiglia stupenda che mi ama, delle sorelle che mi sono scelta (le mie migliori amiche), una casa che adoro, studio per diventare quello che ho sempre sognato, sono carina e simpatica, intelligente e sveglia (modestia a parte). Posso correre, camminare, ridere, ascoltare. Ergo apprezzando le piccole-grandi cose mi accorgo che la mia vita è splendida. E la domanda che mi sorge spontanea, tra tutti questi pensieri, è: IO, COSA NE DEVO FARE DI UNO COME TE NELLA MIA VITA? Tu che non mi hai voluto e che hai rinunciato ad essere felici insieme, che mi hai calpestato e umiliato. Tu, che insegui una ragazza dopo l'altra e non capisci il valore di niente. Tu che sei vuoto e incapace di amare. Tu con me, non c'entri niente. Io posso. Io sono piena. Io sono felice da sola, anche senza te.

Vi auguro una bellissima giornata.

lunedì 4 giugno 2012

E poi c'è la musica.



Questa melodia mi distende l'anima.


Questa mi carica.

Questa mi rilassa.

Questa l' adoravo.
Non la posso ascoltare più, perchè ogni nota mi riporta a noi. All'inizio.
A quando di nascosto mi stavi vicino, anche solo con lo sguardo, anche solo sfiorandomi la spalla perchè di più non si poteva. Mi riporta al giorno in cui mi hai detto che lei non c'era più nella tua vita, che avevi chiuso, perchè non potevi svegliarti la mattina e pensare a me mentre sapevi di stare con lei. Mi riporta a quella mattina in cui mi hai detto che sentivi qualcosa di importante tra di noi.  Al nostro primo bacio. A quando poi tu, eri mio. A quando in autostrada mettevi la sesta e poi mi offrivi la mano dicendomi "velocità di crociera, questa mano non mi serve più". Ore mano nella mano.
Quanto mi piaceva sentirti cantare a squarciagola, in falsetto. Mi facevi ridere.
Ora no. Ora questa la odio.
 

domenica 3 giugno 2012

Le parole con te perdono di significato, perciò stai zitto.

Ricominciare costa tanto. Tantissimo. Ripartire da zero, anzi da meno mille. Il dolore nello stomaco per una ferita che non so chiudere. Sto male anche se è passato un po' di tempo da quando mi hai detto che non mi volevi più. Ho scoperto che hai chiesto ad un'altra di uscire con te, quando noi stavamo ancora insieme. Sapere questa cosa mi avrebbe dovuto far stare meglio, perchè è così che dovrebbe essere. Non è vero, sto peggio. Mi fa male sapere che hai pensato di invitarla ad uscire e di me non te ne è importato niente, di quello che siamo stati, della persona che sono. Non le hai parlato di me, non le hai detto di essere impegnato, non le hai detto del modo in cui mi accarezzavi, non le hai parlato del modo in cui ti viziavo, io per te quel giorno non c'ero già più. Quando sei passato a prenderla a casa, quando l'hai vista scendere, quando le hai offerto il caffè, quando l'hai vista ridere alle tue battute come puoi non avermi pensato?  Quando mi hai visto il giorno dopo, quando ti ho chiamato per darti la buonanotte come puoi non aver sentito niente? Perchè non mi hai detto niente? L'ho dovuto sapere da un'amica di LEI che conosce anche me. Ho ascoltato quelle parole così dure, senza battere ciglio, svuotata. In quello stesso corridoio in cui in un giorno lontano,mi hai detto che sentivi qualcosa per me, ho sentito il cuore frantumarsi davvero. Ho parlato con LEI, mi ha voluto incontrare. Ci siamo parlate con calma, lei mi ha chiesto scusa. Io non sentivo le gambe, il cuore, le mani, il mio corpo era solo orecchie. Ascoltavo, ascoltavo, cercavo di capire. Ascoltavo i dettagli del vostro incontro e di quelli a seguire, anche quando non c'ero più io. Ho sentito parlare di te da una voce sconoscuta. Non sapeva niente, mi ha detto. Mi ha fatto leggere i tuoi messaggi. Se mi avessero investito temo che sarebbe stato meno doloroso. Imbarazzate, ci siamo salutate. Ho aspettato che fosse pomeriggio, ho aspettato di razionalizzare quanto più potevo, poi ti ho chiamato. Vedere il tuo nome mi ha fatto male. Ti ho chiamato. Sentire la tua voce mi ha fatto male. - "Dimmi".  - "Ti devo parlare." - "Va bene." Ci siamo incontrati in un posto che adesso mi fa male solo guardare. Il ragazzo strafottente che ho visto arrivare con la camminata ciondolante, non eri TU. Il ragazzo che non riusciva a guardarmi negli occhi, non eri TU. Eri un corpo senza niente dentro, niente. Mi hai guardato come se non mi conoscessi, come se le carezze, le dolcezze, le attenzioni non ci fossero mai state. Ti ho chiesto di farmi capire. Ho cercato di vomitarti addosso tutte le mie domande e la mia delusione cercando di suscitare un qualsiasi tipo di risposta, di reazione. Il tuo sguardo era vuoto.. La tua spiegazione fredda e razionele, le parole distaccate e lo sguardo gelido non mi hanno aiutato. Speravo che la coscienza ti mordesse l'anima invece potevo capire che non sentivi niente, non ti importava niente, neanche giustificare le tue azioni. Dici di non aver fatto nulla di male, tu non credi di avermi tradito perchè tra voi, finchè stavamo insieme, non c'è stato niente di fisico. Beato te, mi dico io. Tu la chiamavi, mentre noi stavamo insieme. Tu le scrivevi messaggi dolci, mentre noi stavamo insieme. Tu sentivi lei, poi me. Tu mentre davi a lei una speranza, la toglievi a me. Hai distrutto tutto: la fiducia che avevo riposto in te, l'amore che avevo fatto crescere, il futuro che avevo immaginato. Non ho più niente, se una rabbia profondissima e una delusione che ingombra tutti gli spazi del mio cuore e non mi lascia neanche più la forza di respirare. Se fossi stato innamorato di LEI forse avrei potuto capirti, se me ne  avessi parlato forse, e dico forse, avrei potuto perdonarti. Il fatto è che per te lei è semplicemente una, così mi hai detto.Noi ci siamo lasciati e il giorno dopo sei stato con lei. Allora anche io ero una, solo io mi ero illusa di poter essere LA TUA ragazza. Hai detto che non mi devi spiegazioni. "Noi non stiamo più insieme, non ti devo più niente." Purtroppo hai ragione. Non posso chiederti più niente. Ma come hai fatto? Come fai a sentire un'altro corpo vicino al tuo, un altro calore, un altro respiro, come fai a guardarla negli occhi e non vedere i miei, come fai a sussurrare le stesse parole ad un'altra persona, come fai a non cercare i miei difetti sulla sua pelle? Io non posso immaginare che un altro mi sfiori, che mi tocchi, che mi baci. Mi fa schifo anche solo l'idea di respirare un altro odore che non sia il tuo. Tu no. Tu sei forte. Tu sei diverso. A te non importa. E il bello è che continui a dirmi che mi vuoi bene. Sappi che se mi avessi voluto bene ti saresti preoccupato per me, avresti avuto anche solo rispetto per me. Non avresti confuso due persone, due corpi, due sorrisi, e non avresti cercato il corpo di un'altra perchè sentivi sotto le tue mani ancora il mio. La verità è che io non sono stata mai niente per te.

sabato 12 maggio 2012

Nonostante tutto.

Vorrei rivedere il tuo nome che lampeggia sul mio cellulare. Vorrei che tu mi cercassi di nuovo. Vorrei che mi stringessi forte. Vorrei avere la tua mano nella mia per sapere che tutto andrà bene. Vorrei che tu mi accarezzassi il viso, che passassi le tue dita tra i miei capelli. Vorrei andare a fare una passeggiata in un paesino che non conosciamo. Vorrei sentire la tua voce che mi sussurra cose dolci nell'orecchio.Vorrei poter guardare speranzosa l'orologio, aspettando che tu mi venga a prendere. Vorrei poterti baciare di nuovo, perchè non riesco a ricordarmi l'ultimo bacio che ci siamo dati. Vorrei esserti vicina, nonostante tutto. 
Ma a te non importa, altrimenti saresti rimasto.

venerdì 11 maggio 2012

Svegliatemi

Sono forte, io. Devo resistere.
Punto primo. Non cercarlo. Non chiamarlo. Non scrivergli. Sarebbe tutto inutile.
Anche se è l'unica cosa che vorrei: poterlo sentire, abbracciare, baciare, sentire di nuovo il suo profumo, accarezzare la sua barba, stringere i suoi capelli. Vorrei potermi ancora arrabbiare perchè non mi chiama e non mi cerca abbastanza. Non posso più. Ora può non cercarmi, può non farlo, non è più tenuto a preoccuparsi per me. Vorrei che mi dicesse che è uno scherzo, quanto gli piaceva prendermi in giro, passava le giornate intere a scherzare con me. Vorrei sapere che è un sogno e che tra poco mi sveglierò.
Devo prendere atto che è tutto reale.
Orribilmente reale. Tristemente reale.

giovedì 10 maggio 2012

Game over.

Cosa dirgli se non vuole stare con me, se non vuole preoccuparsi per me ed occuparsi di me? Cosa dirgli se mi dice che non si sente abbastanza coinvolto, cosa dirgli se vuole sentirsi libero e in questo momento avverte un senso di oppressione? Cosa dirgli se sa che non mi può (vuole) dare quello che mi merito? E' finita, punto. Niente da fare. Ho perso. Probabilmente sono stata fin troppo ostinata a coprire le sue mancanze, a volere a tutti costi che le cose tra di noi andassero bene, a non voler comprendere i segnali. Sono stata masochista e stupida. Ingenua e poco attenta. Pensavo di poter essere abbastanza per tutti e due, non è così. Ieri mi ha detto una frase che mi ha fatto pensare: " tu sei sempre stata l'80% e io il 20..non possiamo andare avanti così, non sarebbe giusto per te". (Bravo che te ne ricordi adesso, complimentoni. Dopo che io sto nella cacca fino al collo, dopo che ti ho dato tutto quello che avevo, l'anima, il cuore, tu mi dici che non sei abbastanza per me. Se solo avessi voluto saresti potuto essere abbastanza, saresti potuto essere tutto.) Non c'è nient'altro da aggiungere se non che in questo momento vorrei diventare invisibile, trasparente, vorrei poter non sentire tutto questo dolore. E' un pugnale nel cuore e uno nello stomaco, è un pugno sulla faccia. Il bello è che tutto questo male non si può curare con un antibiotico, non è una ferita da poter ricucire con i punti di sutura, non è una contusione per cui va bene un antidolorifico. Non c'è niente che io possa fare. Mi sento male, dolorante, acciaccata, contusa, sanguinante ma da fuori non si vede niente. Il dolore è dentro, dentro al cuore, dentro alle ossa, nella pancia. Piangere non serve, ma in questo momento è l'unica cosa che riesco a fare. Piango cinque minuti e poi divento razionale per una mezzoretta. Basta niente per riaprire i rubinetti: il portachiavi, la bottiglietta dell'acqua, un evidenziatore, una penna, un pacchetto di gomme, un fazzoletto, un reggiseno, un pantalone..tutto mi riporta a pensare a lui, ad una cosa che ha detto, ad una cosa che ha fatto o che gli piaceva. Tutto mi sembra triste, spento. Se potessi esprimere un desiderio sarebbe questo: vorrei che quando salirà in macchina la prossima volta con un'altra, lui penserà a me, e a come sbattevo la testa sullo sportello. E che in una frase detta da un'altra lui possa risentire la mia voce, in uno sguardo di un'altra persona lui possa ricercare il mio, che in un sorriso lui possa risentire la mia risata. Vorrei mancargli nelle piccole cose, vorrei che capisse quello che ha perso.

lunedì 30 aprile 2012

E non sono mai contenta.

Quando tutto va troppo bene io, nel mio pessimismo cosmico, ho paura. Ho paura di quello che potrebbe accadere, dell'imprevisto. Troppo silenzio, mi spaventa. Troppa calma, mi spaventa. Ultimamente, sono per il caos e le giornate movimentate, quelle che non ti lasciano neanche il tempo per pensare, quando perfino il tempo sembra messo sotto pressione, alla prova. Sono per le giornate programmate e piene.  Piene di studio, di impegni, di scadenze, di orari. Non c'è spazio per l'ansia e la preoccupazione, non c'è spazio per lamentarsi se lui non mi cerca abbastanza, non c'è spazio per le mie paranoie. Quando arrivo a fine giornata mi addormento, semplicemente.

venerdì 20 aprile 2012

Niente.

E in un attimo ti rendi conto che niente è sicuro. Una mattina dolce e soleggiata, può trasformarsi in una grigia e piovosa compagnia. Niente è certo. Sulla vita non c'è garanzia.
Tu, dolce amica mia, che sei così forte.
Tu che pensavi di aver sconfitto la malattia, ti ritrovi a farci i conti, di nuovo.
Vorrei dirti che tutto andrà bene, che tutto si risolverà. Vorrei dirti che ho tutte le risposte di cui hai bisogno. Vorrei dirti che quello che ti hanno detto non è vero perchè sei troppo giovane, che non può essere vero perchè ne hai già passate troppe. Non posso farlo. Non ho niente in questo momento, se non la certezza che la giustizia non è di questo mondo. Non ho niente se non un cuore gonfio di dolore e preoccupazione. Voglio ancora sperare. Voglio crederci. Tu meriti una vita felice, meriti una casa piena di bambini, un marito che ti ami, voglio per te una bella carriera e tanti viaggi per farti vedere il mondo, voglio tutto il meglio per te. E' per questo che da domani ti abbraccerò forte e ti regalerò tutto il coraggio di cui hai bisogno, tutta la forza di cui hai bisogno, sarò tutto. Ma adesso, sono disarmata, senza forze. Per stasera, non sono niente.

martedì 17 aprile 2012

Cosa metto al primo posto?

Avere delle priorità. Questo è l'importante nella vita. Facile!
Al primo posto ci sono io e c'è lui. Al primo posto ci sono le mie amiche, c'è la mia famiglia, al primo posto c'è lo studio, c'è la mia voglia di muovermi e di viaggiare come quella di rimanere comoda sul divano.
Al primo posto c'è la mia voglia di cornetto caldo alle 2 di notte, c'è la mia voglia di dormire fino alle 10 la mattina e  quella di svegliarmi alle 7 per andare a lezione. Al primo posto c'è una serata con le amiche e c'è una passeggiata con lui. Al primo posto c'è tutto. E' questo il mio problema. Sono tutte cose importanti affollate sul primo gradino e nessuna vuole scendere al secondo. Non so darmi delle priorità. Non so scegliere. Tutto per me è importante.

mercoledì 11 aprile 2012

Come posso restare in equilibrio? Mettendo un piede davanti all'altro e guardando avanti.

Mi sento un palloncino sgonfio (anche se di sgonfio, con tutto quello che ho mangiato in questi giorni, non ci dovrebbe essere proprio niente). Sono a mezz'aria. Indecisa. Sospesa. In questi giorni sono stata sulle montagne russe delle emozioni. Su e giù. Felice e poi triste. Allegra e poi insoddisfatta. Avanti e poi di nuovo indietro. Mi ripropongo, ogni volta che discutiamo che basta, che è ora di mettere un punto, di lasciar perdere.
Ce la posso fare.
Poi, no.
Nonostante le mie buonissime intenzioni, lo rivedo. Lui mi guarda. Io lo guardo. E' un attimo. E' calore, è forza, è una calamita, è un abbraccio, è un bacio. In un istante io capisco che il mio posto è lì, vicino a lui, tra le sue braccia. Perchè io tra le sue braccia sono felice, perchè mi sento come se stessi per esplodere, come se potessi volare, come se potessimo stare abbracciati per sempre. Non c'è lo spazio, nè il tempo. E allora, per quanto blateri e continui a ripetere a me stessa che questo rapporto non è l'ideale, io lo voglio. Il tempo che passo con lui mi ripaga con gli interessi dei miei stupidi viaggi mentali e delle mie incazzature. Il modo in cui rido, in cui stiamo bene insieme, mi fa dimenticare quanto io sia stata triste aspettandolo.
Non rispecchia il ragazzo ideale, nè il principe azzurro. E' un ragazzo normale, sincero, schietto e diretto. Punto. E io lo voglio. Lui che pensa e, senza alcun filtro, parla. Che mi dice tutto. Tutto. A discapito della mia felicità, a discapito della sua. La sincerità, prima di tutto. Tante volte mi risulta difficile accettare questo suo lato caratteriale. Mi dico: cosa ci vorrebbe a farmi "fessa e contenta"? Poi capisco che fargli indossare una maschera non è quello che vorrei davvero. Perchè non sarebbe più lui e io non potrei essere più la ragazza che sta così bene con lui. Voglio muovermi un passo alla volta. Senza troppe pretese. Giorno per giorno.
Oggi, nonostante tutto, nonostante tutte le persone che mi sono intorno mi dicano che non siamo fatti per stare insieme, nonostante tutti mi dicano che non è abbastanza, io scelgo da sola. Mi voglio fidare di quello che ho visto, di quello che vedo e di quello che sento. Io scelgo per me e scelgo noi.

venerdì 6 aprile 2012

Qual è la tua unità di misura?

Brividi, ma non è merito suo. Un altro, oggi mi ha fatto sorridere. Un altro, mi ha fatto sentire speciale. Un altro, oggi mi ha corteggiata. Parole delicate, che LUI per me non ha mai usato. Mi sento in colpa pur non avendo fatto niente. Mi sento in colpa, per aver ascoltato quelle parole, ed essere stata lusingata. Chissà se un giorno si pentirà di essere stato distratto e scostante, di non aver usato un po' più di dolcezza e di carezze. Chissà se un giorno mi pentirò di essere stata troppo presente, troppo felice, di aver preteso troppo.
Dov'è il troppo? Dov'è il poco?
Abbiamo due unità di misura diverse. Io misuro in litri, lui in metri. Non ci possiamo capire. E' per questo che non c'è una soluzione. Ho provato con tutta me stessa ad adattarmi, a cercare di capirlo. Ma l'amore deve essere naturale, deve essere spontaneo. Niente pensieri, niente psicodrammi, deve essere leggero e cristallino. Tra noi non è più così, chissà se lo è stato mai.
Forse sono stata sempre e solo io a volergli andare incontro, sempre e comunque.
Come in quei giochi dei bambini, in cui uno si lascia cadere nelle braccia dell'altro, dandogli le spalle. E' difficile, lasciarsi andare completamente se non sei sicura che l'altro sia lì, pronto a prenderti.
Per questo la chiamavamo la prova della fiducia.
Io ho chiuso gli occhi, pronta a lasciarmi cadere. Io mi sono fidata.
Lui all'inizio era lì, dietro di me, pronto a prendermi. O almeno, mi ha fatto credere che lo fosse.
Ora, si è seduto sul divano e nel frattempo si mangia anche una bella ciotola di pop corn, mentre aspetta che mi sfracelli per terra. 
Dovrei capire che di me non gliene importa un ficco secco (per essere garbate).
Io dovrei averne abbastanza di essere trattata così.

giovedì 5 aprile 2012

Metereopatica? Giusto un po'.

Piove. Mi manca.
Piove. Lui dovrebbe stare insieme a me.
Piove. Dovrebbe esserci il sole. 
Piove. Dovrei studiare. 
Piove. Ho fame. 
Piove. Ho sete.
Piove. Io divento un'altra.
Irascibile, irritabile, rabbiosa, furiosa, intrattabile, astiosa, risentita, suscettibile, nervosa, collerica, nevrastenica, poco accomodante, furastica, scostante, solitaria, agitata, impaziente, ansiosa, inquieta, intollerante.
Non mi sopporto. Io non sono questa. Sole torna da me.

mercoledì 4 aprile 2012

BOInG BoiNg..

Giornata stancante e stupida. Quelle giornate in cui sei troppo stanca anche per prendertela con qualcuno, anche per piangere. Quelle giornate in cui sei consapevole di non aver fatto niente di veramente importante, di non aver spostato neanche una pedina. Stress a vuoto. Mi sento come una pallina di gomma di quelle che rimbalzano da sole una volta che le lasci cadere per terra. Dopo aver rimbalzato per tutta la giornata, ora sento come se le gambe si muovessero per inerzia, pesanti. 
L'esame è andato male. Lui è partito. Al mare. Con i suoi amici.
Non so quale di queste cose mi preoccupi di più!
Mi ha salutato distrattamente. "Ciao piccola, ci sentiamo per telefono". Una frase scontata, detta velocemente. Un bacio sulla guancia neanche fossi sua sorella. Volevo un bacio vero. Volevo un bacio per farmi sapere che gli mancheranno i miei. Volevo che mi stringesse forte, tanto da togliermi il fiato. Volevo che mi prendesse la mano e che mi sussurrasse all'orecchio che un po' gli sarei mancata. Niente di tutto questo.
Voglio troppo io o è troppo poco LUI?

sabato 31 marzo 2012

Forse è un film.

Ieri sera. Io abbracciata a te. E tu, con la faccia innocente di un bambino, che mi dici: "senti un po'..ma cosa ti piace di me?" Io dopo un po' di secondi di imbarazzo, ho risposto sinceramente. "Mi piace che tu mi faccia ridere più di qualsiasi altro. Mi piace il tuo sorriso e come mi guardi. Mi piace che con te riesco a parlare di tutto. Mi piace come mi sento protetta quando mi abbracci. Mi piace che tu mi abbia insegnato tante cose, tutti i giorni, anche non sapendolo. Mi piace che per quanto tu mi possa far incazzare, io con te non riesco a stare incazzata veramente più di 10 minuti. Questo non è un buon motivo per approfittarne, capito?" (mi ha sorriso) Ho continuato: "Mi piace tutto quello che abbia a che fare, anche minimamente, con il tuo nome".  Lui mi abbracciava forte. Mi teneva stretta, quasi avesse paura che scappassi. Non ha detto niente e mi ha baciata, dolcemente. Ho pensato di aver esagerato. Ho pensato di essermi esposta troppo. Forse l'ho fatto. Ho messo le carte in tavola. All in! Mi sono giocata tutto. "E a te cosa piace di me?" ho chiesto sotto voce. E lui, dopo un po' di resistenza, un po' di giochetti di parole, (quanto gli piace tergiversare) mi ha detto: "Mi piaci perchè con te riesco a dimenticare tutti i problemi, tutto diventa bello quando sto con te, e questo mi basta". Mi veniva da piangere. Non abbiamo detto più niente, qualsiasi altra parola sarebbe stata troppo. Il silenzio era bello, il silenzio era abbastanza.