martedì 23 giugno 2015

Giorno ventitrè

Ogni volta che controllo la data del calendario, penso a quanti giorni sono passati dall'ultima volta che ti ho parlato. 
Non lo faccio di proposito, è un pensiero incondizionato, che parte velocemente, arriva ancora prima di essere cosciente e in un attimo:BUM. 
In un attimo sono li, a farmi prendere dalla tristezza e poi dalla rabbia. 
Ventitregiorni.

Se fossimo ancora noi, ieri mi avresti mandato un messaggio per darmi l'in bocca al lupo. 
Io oggi ti avrei chiamato per raccontarti dell'esame che è andato male.
Tu mi avresti ascoltato e ci saremmo persi nelle digressioni poco logiche delle nostre conversazioni mattutine. 
Ti avrei raccontato del ragazzo dai pantaloni celesti e scarpe celesti, che ha commentato il mio non-esame. 
Ti avrei detto di come mi sono sentita stupida e idiota su quella scomoda sedia, mentre la professoressa mi chiedeva la matricola e io sentivo solo il cuore che batteva, o di quando poi ha iniziato a farmi le domande e io avvertivo solo il vuoto nella testa e non ascoltavo le sue parole. 
Mi avresti preso in giro per il modo in cui mi sono ALZATA-SCUSATA-ANDATAVIA. E io l'avrei lasciato fare solo a te. 

Ieri ti sei informato. 
Sono stata contenta. 
Ma non mi hai scritto. 
Terze persone continuano a fare da piccioni viaggiatori a senso unico. 

E io non so cosa fare. 
Mi manchi sempre tanto.
Oggi di più.

2 commenti:

  1. come le conosco queste sensazioni!!
    se però ti sembra di essere sulla strada giusta tieni duro!

    e per l'esame fatti valere al prossimo appello!

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