mercoledì 22 maggio 2013

Che poi a me la pioggia non è mai piaciuta.

Entro in crisi per niente.
Oggi hai deciso di parlarmi. Dopo mesi in cui evitavi persino di guardarmi, in cui evitavi di percorrere la stessa strada se c'ero io, in cui hai accuratamente evitato di rivolgermi anche un saluto, oggi mi hai parlato. Ovvietà universitarie, niente di più. Non un discorso di scuse sapientemente accordato a toccare le corde del mio cuore, nè niente che ci assomigliasse. Mi hai salutato e mi hai chiamato come facevi quando stavamo insieme. Sembrava ti fosse sfuggito,  appena sussurrato, imbarazzato mi hai sorriso e mi hai chiesto dell'esame. Ho avuto cinque minuti di blackout in cui non sapevo neanche più pensare. Si vedeva che ti pesava, non ti muovevi agevolmente tra le parole come la prima volta che ci siamo visti, cercavi di farmi ridere ma non ci credevi neanche tu, e  io non sono riuscita ad incrociare i tuoi occhi per più di tre secondi.
Si vede che ti pesa, che non lo fai volentieri allora cosa ti ha spinto? 
Cosa è cambiato oggi rispetto a ieri?
Cosa ti ha convinto? 
Non sono stata in grado di risponderti se non con monosillabi educati.
Ecco perché non mi sopporto, avrei voluto essere forte, decisa, strafottente.
Invece mi ritrovo ad essere sempre la solita: fragile, delicata ed educata.
Mi odio per essere così vulnerabile! 
Per te sicuramente non è stato niente, sarei tornato a casa per nulla turbato o scalfito. Sono io che sbaglio ancora a lasciarmi toccare da te. 
Tu sei stato un temporale.

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